Nel progetto "Sax History",
Claudio Pascoli e Amedeo Bianchi
raccontano dall'inizio il percorso di
questo straordinario strumento
Gli uomini in SAX
I due artisti sassofonisti in un viaggio da
Hawkins a Parker, senza dimenticare
Madness e Champs
(da 'la Repubblica' - 7 maggio '15 - Andrea Morandi)
Da un signore di nome Adolphe Sax ai grandi miti
Charlie Parker e John Coltrane, dai primi utilizzi
nelle bande militari fino al trionfo grazie al jazz: si
può leggere l'intera storia del Novecento dentro il
percorso del sassofono, uno strumento transitato
dalle accademie europee ai club di New York, dai
palchi di periferia ai grandi concerti. Una vicenda
singolare e affascinante che due dei più celebri
sassofonisti italiani, ovvero Claudio Pascoli - già
sui dischi di Battisti, De Andrè e Guccini - e Ame-
deo Bianchi - da Antonello Venditti a Noel Ghal-
lagher - raccontano nel progetto "Sax History" -
stasera al Trieste di via Pacinotti, Milano.
Una serata in cui i due ripercorreranno la strada
fatta dallo strumento dal 1840, ovvero da quando,
nel suo studio di Bruxelles, il belga Sax lo inventò.
"All'inizio il nostro era un progetto con una matrice
didattica, lo abbiamo anche portato nelle scuole -
precisa Pascoli - poi abbiamo deciso di farne una
versione per il pubblico e così è nato "Sax History",
un viaggio in cui passiamo da Coleman Hawkins a
Charlie Parker, ma non solo, spazieremo in ambito
pop, vedi One Step Beyond dei Madness o Tequila
dei Champs, e nel cinema, da Blade Runner a Mo'
Better Blues". Insomma , un viaggio che non sarà
solo jazz, perchè il sassofono ha avuto un notevole
impatto sulla cultura pop, dall'assolo di Phil Woods
in Just The Way You Are di Billy Joel a quello di
Andy Snitzer in Still Crazy After All These Years
di Paul Simon. "Senza dimenticare Sonny Rollins
con i Rolling Stones o Michael Brecker con James
Taylor - continua Pascoli - Avevo dodici anni, vidi
un servizio fotografico su Epoca con delle meravi-
gliose immagini di Gerry Mulligan e Sonny Rolling
e decisi che avrei imparato a suonarlo. Andai in
una banda e mi diedero il sax soprano, molto pri-
ma che Coltrane lo rendesse celebre". "Per me
invece la folgorazione fu casuale - prosegue Bian-
chi - Io volevo fare il pianista, ma al Conservato-
rio non c'era più posto e mi misero nel corso di
clarinetto promettendomi che mi avrebbero spo-
stato. Non me ne andai più. Ci tengo a dire una
cosa però: "Sax History" nasce soprattutto dal-
la profonda amicizia che mi lega a Claudio, con
cui da trent'anni condividiamo la passione per
lo strumento, dai tempi dello Studio 7 di corso
Venezia". Due sassofoni, un palco e un reperto-
rio scelto con cura, con una scaletta preziosa che
includerà tanto Moose the Mooche di Charlie Par-
ker quanto St. Thomas di Sonny Rollins e Petite
Fleur di Sidney Bechet.
"Scegliere è sempre difficile - ammette Pascoli -
I miei miti? Credo che Charlie Parker sia stato
toccato dall'alto, i suoi fraseggi ancora oggi suo-
nano come un miracolo". - "Parker e Coltrane
hanno aperto nuove porte - spiega Bianchi - ma
se devo fare i miei nomi, dico Cannonball Adder-
ley, seguito da Wyane Shorter e David Sanborn".
Un passato luminoso quello del sassofono, av-
volto dal fascino del mito, ma per quanto riguarda
il presente? "Si sente meno, anche nel pop, dove
a volte viene campionato - dice Bianchi, che set-
temnre partirà in tour con Antonello Venditti e a
luglio seguirà l'ex Oasis Noel Gallagher nelle da-
te italiane - ma a volte in musica ci sono dei cicli,
speriamo ritorni". - "Anche sui dischi italiani si
sente poco, l'ultimo credo sia atato Stefani Di
Battista con Niccolò Fabi - conclude Pascoli -
Un Tempo il sax era considerato il fiore all'oc-
chiello di una produzione musicale, ora invece
si cerca di non deconcentrare troppo l'ascoltatore".
Charlie PARKER
playing sax
Lucianone
Nessun commento:
Posta un commento