sabato 2 luglio 2011

"Il mio anno nella baia di nessuno" di Peter Handke e altro ancora

Lo scrittore è austriaco: Peter Handke. Il primo lavoro
importante,  quello che lo ha fatto conoscere a livello 
internazionale è "Infelicità senza desideri", scritta do=
po il suicidio della madre, raccontato da Handke  dal 
punto di vista della madre ma con riflessioni e spunti  
interiori via via sempre più rivelatori.   Nel 1976 pub=
blica "La donna mancina". La parola che salta all'oc=
chio nel titolo, "mancina",  sta a indicare la diversità
della madre,   in quanto  donna che soffre   per la sua
mancata emancipazione,  ma anche dì lui come scrit=
tore. Peter Handke, scrittore classico e rinnovatore, 
meditativo e vertiginoso che di libro in libro spinge la
sua prosa nitida e rivelante nei luoghi dove "poetica=
mente abita l'uomo".

  Nel  romanzo "Il mio anno nella baia di nessuno" 
un uomo si ritira in una casa  tra colline, alberi e 
silenzio, e attraverso la scrittura riscopre sè stesso
e il mistero della natura.  
Ma la sfida di questo romanzo,   riconosciuto dalla 
critica come capolavoro,  è ancora più ambiziosa e 
radicale: andare a cogliere ìl semplice presente,  e  
poi il momento che stiamo vivendo,  l'istante senza 
storia e senza miti. Per  vincerla Handke si è calato
in un alter-ego,  Gregor Kensehnig,    votato fin dal
suo nome a un destino kafkiano di metamorfosi.

Raccogliere tutto   il vasto materiale narrativo e 
poetico di P. Handke non è semplice,   in quanto
lo   scrittore austriaco  tuttora vivente ha scritto
già una voluminosa parte della sua opera ancora 
in lavorazione.
Darò qui un quadro possibilmente completo della
sua vita e delle sue opere     ( romanzi, drammi e 
raccolte poetiche ).
      Peter Handke  -  nato il 6 dicembre 1942

La biografia e le opere 
letterarie /cinematografiche
di Peter Handke

Peter Handke, romanziere e drammaturgo austriaco
nasce a Griffen (Austria),  il 6 dicembre 1942.
Nato da madre slovena e padre sconosciuto, Handke
ha studiato giurisprudenza all'Università di Graz, ma
senza laurearsi. Si è dedicato molto presto alla lette=
ratura in modo approfondito ed esclusivo,  prima  con
pezzi teatrali, poi con racconti, romanzi, saggi, poesie
e quindi per ultimo diari,  e a tutto questo materiale si
può aggiungere qualche esperienza di sceneggiatore 
e regista nel campo cinematografico.
Si è fatto notare per lo spirito polemicio nei confronti
della generazione di scrittori che includeva  Alfred
Andersch, Heinrich Boll, Ilse Aichinger e Ingeborg
Bachmann. Da quest'ultima fu invitato nel 1966 a
recarsi a Princeton, negli Stati Uniti,  da dove poi
tornò in Europa per dedicarsi alla letteratura d'a=
vanguardia.  Particolare eco ebbe il suo "Insulti al
pubblico" che lo metteva in posizione di sperimen=
tatore e "outsider".  In seguito si dedicò presto al=
l'introspezione con una scrittura densa e minimale,
altamente descrittiva e ricca di visioni quasi cinema=
tografiche che lo hanno fatto paragonare al regista-
scrittore Alain Robbe-Grillet  e ad altri francesi del=
la "ècole du regard".
Dal suo romanzo "Die Angst des Tormanns beim 
Elfmeter" (L'angoscia del portiere prima del calcio
di rigore), reso in italiano solo col titolo "Prima del
calcio di rigore", il regista Wim Wenders trae il film
omonimo, a cui collabora anche Handke. I due sono
in seguito tornati a collaborare per il film    "Il cielo
sopra Berlino".
Con "La donna mancina" ("Die linkshandige Frau", 
1976) Handke ha tratto un film (1978) da un proprio 
libro.
Alla situazione dell'ex-Jugoslavia  ha dedicato tre 
lunghi reportage, e per polemica contro i bombar=
damenti sui civili in Serbia ha rifiutato il premio 
Buchner.  Probabilmente si sentiva legato a quel
tormentato territorio per via della madre (a seguito
del suicidio della quale, avvenuto nel 1971, aveva
scritto "Infelicità senza desideri").
Nel 2009 è stato insignito  del  - Premio Franz Kafka.


Opere  di  Peter Handke

Romanzi:
"I calabroni", 1992  (Die Hornissen, 1966)  -   "L'ambulante", 1970
(Der Hausierer, 1967)
"Storie del dormiveglia" , 1983 (BegrùBung des Aufsichtsrats, 1967)
"Prima del cakcio di rigore", 1971 (Die Angst des Tormanss beim
Elfmeter, 1970)
"Ich bin ein Bewhoner des Elfenbeinturms", 1972
"Infelicità senza desideri", 1976 (Wunschloses Ungluck, 1972)
"L'ora del vero sentire",  1980 (Die Stunde der wahren Empfindung, 1975)
"La donna mancina", 1979 (Die linkshàndige Frau, 1976)
"Lento ritorno a casa",  1986 (Langsame Heimkehr, 1979)
"Nei colori del giorno", 1985 (Die Lehre des Sainte-Victoire, 1980)
"Storia con bambina", 1982 (Kindergeschichte, 1981)
"Phantasien der Wiederholung", 1983
"La storia della matita", 1992 (Die Geschichte des Bleistifts, 1986)
"Pomeriggio di uno scrittore", 1997 (Nachtmittag eines Schriftstellers, 1987) 
"Il gioco del chiedere ovvero il viaggio nella terra Sonora", 1993
(Das Spiel vom Fragen oder Die Reise zum Sonoren Land, 1989
"Saggio sul juke-box", 1992 (Versuch ùber die Jukebox, 1990)
"Saggio sulla stanchezza", 1992 (Versuch ùber die Mudigkeit)
"Saggio sulla giornata riuscita: sogno di un giorno d'inverno", 1993
(Versuch ùber den geglùckten Tag. Ein Wintertagtraum, 1991)
"Breve lettera del lungo addio", 1982 (Der Kurze Brief zum langen Abschied, 1972)

LENTO RITORNO A CASA
Langsame Heimkehr

Con 'Lento ritorno a casa' Handke propone al lettore
un'opera ardua e gratificante: il tono è quello, quasi
oracolare, di un'austera commozione e tocca il suo
vertice nella confessione/proposizione di Sorger (il
protagonista) davanti a una famiglia amica con pa-
role che lo pongono, a buon diritto, tra i pochi veri
eroi letterari del nostro tempo.
Trama
Per il geologo Sorger la via del ritorno verso l'Europa,
dalla vastità estatica del Grande Nord americano attra-
verso gli spazi più raccolti della costa del Pacifico fino
a una New York innevata e nitida, diventa un cammino
all'interno di sè, una ricerca di autenticità e di armonia
confortata dai "segnali" scaturiti  da paesaggi naturali
e urbani  e dai rapporti interpersonali; segnali che egli
legge e decodifica e da cui trae la forza necessaria a ri-
cucire le proprie lacerazioni interiori, a placare il suo
oscuro senso di colpa, a soddisfare un "bisogno di sal-
vezza ormai animalesco" in una prospettiva di pacifica-
zione totale tra essere e mondo.
Conclusioni
Se, come dice Wittgen stein, anche  per il pensiero  c'è
un tempo per arare e un tempo per mietere, si può dire
che Peter Handke è ormai entrato nella fase della mie-
titura:  lo conferma  questo 'Lento ritorno a casa' con
cui si completa una tetralogia definita dall'autore "se-
rie epica" (gli altri titoli sono  'Nei colori del giorno',
'Storia con bambina'  e  'Attraverso i villaggi') e  che
rappresenta  l'avanzato processo  di maturazione  di
una scrittura che riduce l'ipotesi narrativa a sequen-
za  di  osservazioni  lenticolari  dove la descrizione
prende il sopravvento sul racconto.


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Lucianone
        

venerdì 1 luglio 2011

James Joyce: una nuova biografia

 Mi interessa  in particolar modo sapere sempre 
qualcosa di più, quando lo trovo, sullo scrittore
James Joyce,  soprattutto   perchè è stato l'og=
getto della mia tesi di laurea nella lingua stra=
niera inglese. Ed ecco che ho trovato qualcosa 
sul "Corriere della Sera"    del 30 maggio 2011 
(lunedì) : è  un articolo  della giornalista Paola 
De Carolis (probabilmente anche lei una fan di
Joyce) la quale rivela che in una nuova biogra=
fia scritta da Gordon Bowker (biografo pure di 
George Orwell e Lawrence Dorrell)  si viene a 
conoscenza che l'irlandese J. Joyce morì citta=
dino britannico, dopo aver rifiutato per ben due
volte l'opportunità di ottenere il passaporto ir=
landese,   questo dopo l'indipendenza conqui=
stata dal suo Paese nel 1922. 
Una prima volta l'autore di "Ulisse" lo rifiutò nel 
1930, quando, al momento di rinnovare il passa= 
porto irlandese,   vuole invece quello britannico,
ottenendolo. La seconda volta nel 1940 quando 
la famiglia abitava in Francia vicino a Vichy.
           James Joyce   Dublino 1882  -  Zurigo 1941

 Nella sua biografia Bowker dice che comunque
Joyce non smise mai di amare l'Irlanda. Ad una
sua amica,  Mary Sheehy,     lo scrittore confidò 
che lui l'Irlanda,  in particolare Dublino l'avreb=
be amata/o sino alla morte,   tenendo nel cuore
la città irlandese. 
   Ma  soprattutto  adorava  l'Irlanda  della sua 
infanzia, e la nuova Irlanda che stava per emer=
gere non lo convinceva ancora.
Per approfondire vedere la pagina della Cultura 
sul "Corriere della Sera" del 30-05-2011.




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Al prossimo commento culturale.

Lucianone