Nel campo dei ricordi visione post - 56
Giovanni Lodetti: "Gli anni tra il '60 e il '70
sono stati i più belli del secolo, non solo per
il calcio. C'erano più lavoro e speranza, c'era
come qualcosa nell'aria che adesso non c'è più.
Oggi hanno tutto, non la passione".
(da la Repubblica - 17/03/2014 - REPUBBLICA SPORT / Gianni Mura)
Il mediano che giocava con Rivera e i ragazzini
"Oggi sono tutti tristi"
Con Giovanni Lodetti si può partire da una foto che
sa di cinema neorealista. E' dell'ottobre 1963. Il sa-
cerdote sulla sinistra potrebbe essere Aldo Fabrizi.
Al centro, il ventunenne Lodetti, titolare del Milan,
palleggia circondato dai bambini del suo paese
("Caselle Lurani, nella Bassa lodigiana, allora non
faceva più di 500 abitanti) sul campetto dell'orato-
rio, dietro la chiesa. "Don Giovanni Delle Donne
si chiamava il prevosto. Nonchè proprietario del
mio cartellino. La domenica giocavo due partite,
al mattino con i ragazzi, al pomeriggio con quelli
più grandi. Non mi è mai pesato. Poi ho lavorato
da garzone meccanico per dare una mano in casa.
Eravamo quattro fratelli, due sono morti giovani.
Mio padre era falegname. El danè dana, ripeteva-
mia madre, il danaro danna, ma forse era un modo
per consolarsi di essere poveri. Il mio primo ingag-
gio me l'ero trovato con la Pejo, a Milano. Quando
sono andato a dirlo al prevosto ha tirato un pugno
sul tavolo che sembrava un tuono. Niente da fare,
per te ho altri piani. Cioè il Milan, un anno dopo.
Mi ricordo che c'era la festa di san Giuseppe e ar-
riva un dirigente del Milan, Trapanelli. Mi hanno
pagato centomila lire e una muta di maglie.
Ma l'esame vero fu due mesi dopo, al campo Sca-
rioni. Promosso. Al Milan ho trovato i due allena-
tori che mi hanno insegnato di più. Nelle giovanili,
Mario Malatesta: di lì sono usciti Noletti, Trebbi,
Salvadore, Pelagalli, Ferrario, Bacchetta. E poi
Liedholm, che curava molto la parte tecnica. Mi
aveva ribattezzato Bikila".
Gianni Mura: "E' stato difficile passare da Caselle
Lurani a San Siro?".
G. Lodetti - 'E' stato più difficile capire come funzio-
navano le cose. Ero aggregato alla prima squadra,
ad Asiago, e dovevo firmare il mio primo contratto.
Prima, in meno di quattro ore, Viani e Rocco ave-
vano già sistemato tutto con la prima squadra.
Viani e Rocco erano due uomini che mettevano sog-
gezione anche da seduti, dietro a un enorme tavolo
ovale, al primo piano dell'albergo. Entro, e dico buon-
giorno, loro stanno leggendo uno la Gazzetta e l'altro
il Corriere. Non mi filano neanche di striscio. Dopo
dieci minuti Rocco dice a Viani: Gipo, visto che el
mulo xe rivà, domandighe quanto ch'el vol. Quanto
vuoi? dice Viani. Tre milioni l'anno e l'entrata nella
rosa, dico. Significava essere considerato quasi tito-
lare e prendere l'80% dei premi-partita. Viani ripren-
de a leggere e dopo qualche minuto fa: la rosa te la
devi guadagnare e più di un milione non ti diamo,
prendere o lasciare. E Rocco: Gipo, fa'l bravo, femo
uno e mezzo. Ho firmato subito, poi ho capito che era
tutta una recita, come i due poliziotti nei telefilm ame-
ricani , uno ti dà uno schiaffo e l'altro ti offre una siga-
retta'.
Giovanni Lodetti
G. Mura: "Qual è stato il giorno più bello, da calcia-
tore?".
G. Lodetti - 'Sarebbe facile parlare delle Coppe dei
Campioni o dello scudetto o dell'Intercontinentale.
Per me il giorno più bello è stato quello del provino
alla Scarioni. Perchè il treno buono passa una volta
sola. o sali o resti giù. Dal mio paese c'erano due cor-
riere per Milano, alle 6 e alle 12. Ho preso quella del-
le 6 per non rischiare. Fermata a piazzale Corvetto,
poi la 93 fino a Lambrate e poi a piedi allo Scarioni.
Ricordo che c'era un caldo della Madonna, nessun
genitore, nessun parente, solo il prevosto che s'era
messo in testa un fazzoletto con le quattro cocche.
Gioann, famm fa' bela figura, mi disse. Da questo
punto di vista non ho rimpianti, ho sempre giocato
con la stessa passione che avevo all'oratorio. Sem-
pre, anche da professionista. Il primo choc è stato
dopo l'esordio in A, a Ferrara. 3-0 per noi. E mar-
tedì, all'Arena, Maldini mi mette in mano il mio
primo premio-partita, 100mila a punto, quindi 200
mila, per me 180. Diciotto fogli rosa, tant'è che
li chiamavano salmoni, grandi come mezzo tova
gliolo. Per paura che in tram me li rubassero so-
no andato a piedi dall'Arena al Corvetto e prima
di cena li ho consegnati a mio padre, che guada-
gnava 45mila al mese. Li ha presi, li ha contati,
lisciandoli sul tavolo, dopo il sesto già mia mamma
ma piangeva. E alla fine papà m'ha detto brao Gio-
annin e se li è messi in tasca. Un pò ci sono rimasto
male, speravo che almeno un deca me lo lasciasse,
ma mi è passata subito.
in Messico, dopo quanto s'è chiusa?".
G. Lodetti - 'E' rimasta aperta e mi ha fatto male per
anni. Meno da quando credo di aver capito cos'è real-
mente successo. Tutti sanno che s'infortuna Anastasi
e al suo posto ne convocano due, Boninsegna e Prati.
Uno di quelli già in Messico da qualche giorno dovrà
tornare a casa, ma noi del Milan sapevamo che Prati
aveva una caviglia acciaccata e non era in grado di
giocare, infatti non giocò. Sandro Ciotti mi mise una
pulce nell'orecchio: se hanno chiamato uno el Milan
e uno ell'Inter, non crei che toccherà tornare a uno
del Milan o ell'Inter? Ciò, speremo de no, gli ho det-
to facendo il verso a Rocco. Anche perchè dai test
ero uno di quelli più resistenti all'altura. Quando il
massaggiatore ni ha detto che mi volevano i capi, lì
ho capito. State sereni, ho detto ai compagni. Nella
stanza c'erano Mandelli, il capodelegazione, Valca-
reggi, il dottor Fini e un altro dirigente. Ci spiace,
Lodetti, ci addolora, ma siamo costretti a tagliarti.
Ma non ti preoccupare, convoca tua moglie, per
tutta la durata dei mondiali sarete ospiti della fe-
dercalcio ad Acapulco e riceverai lo stesso premio
che daremo agli altri".
G. Mura: "E lei?".
G. Lodetti - 'Io gli ho detto che erano delle facce
di merda, che non si può umiliare così la brava
gente e che sarei tornato in Italia col primo volo,
cosa che ho fatto. E del premio ne ho visto meno
della metà, ma non m'interessava. Continuavo a
non capire perchè dovessi tornare a casa io per
far posto a un Prati zoppo. Continuavo a chieder-
mi se avessi sbagliato qualcosa, ma andavo d'ac-
cordo con tutti. Da qualunque parte la girassi, era
un'ingiustizia bella e buona, anzi brutta e cattiva.
E non lo sapevo, ma era solo la prima parte del
film che mi avrebbe cambiato la vita e la carriera
Dopo il Messico e prima delle ferie, bel discorset-
to di Carraro: il Milan deve ritornare al rango che
gli compete, Lodetti è stato umiliato prima del via,
Rivera coi sei minuti, sarà la stagione del riscatto.
Bene, vado al mare in Versilia e dal bar della spiag-
gia mi dicono: c'è il Milan che ti vuole. E' la Rina,
la segretaria: Giovanni, ti passo il tuo nuovo presi-
dente. Com'è, non c'è più Carraro? No, sei tu che
vai via, ti hanno dato alla Samp, ti passo il dottor
Colantuoni. Mi è cascato il mondo addosso.
G. Mura: "Presagi, nell'aria?".
G. Lodetti - 'Nessuno. Dal Milan alla Samp voleva
dire non giocare più per gli scudetti, nè per le coppe,
ma per salvarsi magari all'ultima domenica. Ma non
si poteva rifiutare. E la Samp aveva ben tirati i cor-
doni della borsa. Ho chiesto a Carraro di darmi una
mano per ammorbidire Colantuoni e lui m'ha rispo-
sto secco: non posso, lei non è più del Milan. Così
sono andato a Genova, allenava il dottor Bernardi-
ni che mi ha dato subito la fascia da capitano, e mi
sono anche trovato bene. E tra i ricordi più belli con-
servo il premio al miglior doriano della stagione,
quello dato dai tifosi, sì, quello che non ha voluto
ritirare Cassano, quel pirlotto. Ovviamente la ferita
non si è chiusa, anzi è stato peggio. Perchè nessuno
del Milan in quei giorni mi ha fatto una telefonata:
non Rocco, non Rivera, nemmeno il Trap, che era-
vamo sempre insieme e ci chiamavano le due coco-
rite. Nessuno: cancellato io coi miei dodici anni di
Milan. E questa non l'ho ancora capita adesso. Non
finirò mai di ringraziare mia moglie Rita, una don-
na eccezionale. Se non c'era lei con me, non so co-
me sarebbe andata a finire".
G. Mura: 'Del Messico ha poi capito, giusto?'.
G. Lodetti - 'Parlando col dottor Bernardini ho sa-
puto che il Milan da mesi faceva la corte a Benetti.
Aveva offerto, in ordine sparso, Malatrasi, Trapatto-
ni, Sormani, ma Bernardini aveva detto: si fa l'affare
solo se ci date Lodetti. Quindi, ero da sacrificare a un
intersee di mercato.
Continua... to be continued...