lunedì 16 aprile 2012

Cultura - La poetessa polacca Wislawa Szymborska

(Tutto ciè che segue, insieme ai 2 inediti della
scrittrice polacca, premio Nobel, recentemente 
scomparsa, è tratto da R2Cultura di 'la Repubblica'
del 6 aprile 2012 - articolo di Giovanna Tomassucci).  

La  signora  della  poesia:  WISLAWA  SZYMBORSKA

La sua ultima raccolta di poesie
'Mappa' e 'Reciprocità' sono le due ultime poesie
di Szymborska, su cui  ha  lavorato  fino  a pochi
giorni prima di morire.  Apparse sulla stampa in 
Polonia, usciranno  a Cracovia  assieme ad  altri 
testi inediti con il significatico titolo "Wystarczy"
(che significa "Basta così" o "E' sufficiente").
La  poetessa  ha  composto    anche  collages, 
limericks, e altri fantasiosi testi tra cui brevi
prose da lei chiamate "Origliature", raccolti
nelle Filastrocche per bambini grandi e piccini.
Il pubblico italiano che non li conosce ancora,
vi ritroverebbe lo stesso assemblaggio di idee
e situazioni da cui scaturisce un'inattesa verità
Wislawa Szymborska  nel 2009

MAPPA
Piatta come il tavolo
Su cui è posata
Sopra di lei niente si muove
Nè muta posto,
Sopra di lei il mio respiro umano
Non crea vortici d'aria
Nè sfuma affatto i suoi nitidi colori.
Perfino i mari sono sempre amichevolmente turchini
sui suoi bordi sdruciti.
Qui tutto è piccolo, accessibile, vicino.
Con la punta dell'unghia posso schiacciare vulcani,
accarezzare i poli senza spessi guanti, 
con una sola occhiata 
posso abbracciare ogni deserto
assieme a un fiume proprio qui accanto.
Le foreste sono indicate da pochi alberelli
In mezzo a cui è impossibile perdersi.
A est e a ovest
Sopra e sotto l'equatore
Si sgrana il silenzio, 
E dentro ogni seme nero
Gente che vive.
Niente fosse comuni e macerie improvvise
in questo quadro.
I confini tra i paesi sono appena visibili,
come se esitassero:-essere o non essere?
Amo le mappe perchè mentono
Perchè non ammettono le verità aggressive
Perchè con magnanimo e bonario humour
Mi dispiegano sul tavolo un mondo
Non di questo mondo.

RECIPROCITA'
Ci sono cataloghi di cataloghi.
Poesie su poesie.
Ci sono drammi su attori recitati da attori.
Lettere in risposta a lettere.
Parole che spiegano parole.
Cervelli impegnati a studiare il cervello.
Ci sono tristezze contagiose come il riso.
Carte nate da carte macerate.
Sguardi veduti.
Casi declinati da casi.
Fiumi grandi per il copioso contributo di piccoli.
Foreste infestate da foreste.
Macchine destinate a produrre macchine.
Sogni che all'improvviso ci destano da sogni.
Una salute di ferro necessaria a riacquistare la salute.
Scale che portano giù come portano su.
Occhiali per cercare occhiali.
L'inspirazione e l'espirazione del respiro.
E ci sia anche, almeno di tanto in tanto,
l'odio dell'odio.
Perchè alla fin fine
c'è l'ignoranza dell'ignoranza
E mani ingaggiate per lavarsene le mani.

IN QUESTE DUE POESIE (inedite) vi sono condensate
tutte  le  caratteristiche  della  sua (di W. Szymborska)
poesia: la vitalità e la leggerezza, la serietà e la profon-
dità, il coinvolgimento nelle cose della vita e un auto-
ironico distacco.
Szymborska non solo  sapeva giocare, ma cercava una 
complicità con i suoi lettori, rinunciando al suo status
di autore. Amabilmente ingenua e curiosa, si ostinava
a mettere  in discussione  principi assodati, a chiedere
perchè, con la caparbia determinazione di un bambino.
Ha ragione Berardinelli a scrivere che la sua è una ma-
ieutica di stampo socratico: il suo passo mentale non ci
affatica, pur conducendoci in acrobatiche piroette men-
tali, in impertinenti   associazioni da cui  scaturiscono 
nuove pertinenze. Alla fine approdiamo a una concilia-
zione a sorpresa, a una verità cui ci sarebbe stato diffi-
cile giungere prima, ma con cui ci è impossibile non
concordare. 
Figlia di una terra in cui la cultura   e l'umorismo 
ebraico hanno avuto tanto ruolo, la Szymborska ha
portato  all'estremo   la tecnica del rovesciamento e 
il paradosso,  trovando un raro equilibrio fra opposti
inconciliabili.  Nelle sue poesie riecheggiano l'irrive-
renza  delle  avanguardie, un qualche  illuminismo 
ludico e una certa formazione marxista: tutto questo 
la spinge a una dialettica a oltranza, apparentemente
assurda, che ricerca sempre nuovi sensi e ordini.
Lo aveva fatto anche un altro grande poeta polacco,
Z. Herbert: ma ciò che in lui era sempre alto e defi-
nitivo, in lei  è elastico  e provvisorio, come perma-
nentemente seguito  da un punto di domanda.
E' a tutto questo certo che si deve il suo incredibile
successo in Italia, paese dove la poesia sembrava in
crisi. - Con la sua capacità  di ricostruire il mondo
attraverso nuove simmetrie e asimmetrie, la poetes-
sa riesce a evitare ogni volta  -  con nostro stupito 
sollievo  -  un male che ci appariva inevitabile: il
sublime intellettuale.





La gioia di scrivere
Dove corre questa cerva scritta
in un bosco scritto? /
Ad abbeverarsi a un'acqua scritta
che riflette il suo musetto come carta
carbone? /
Perchè alza la testa, sente forse
qualcosa? / Poggiata su esili zampe
prese in prestito dalla verità,
da sotto le mie dita rizza le orecchie.
Silenzio - anche questa parola
fruscia sulla carta /
e scosta /
i rami generati dalla parola
"bosco". //
Sopra il foglio bianco si preparano
al balzo / 
lettere che possono mettersi male,
un assedio di frasi / 
che non lasceranno scampo, //
In una goccia d'inchiostro  c'è una
buona scorta /
di cacciatori con l'occhio al mirino,
pronti a correr giù per la ripida
penna, / 
a circondare la cerva, a puntare. (...)
   (traduzione  di Pietro Marchesani)

 Visioni del post  -  419

  Lucianone

   


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