Capolavori di O. Welles sotto le stelle
Alla prima apparizione di Orson Welles in piazza, nel
"Terzo uomo" di Carol Reed, erano in cinquemila. Da
stasera e fino al 27 luglio le celebrazioni della Cinete-
ca di Bologna per il centenario della nascita di
Welles, avvenuta il 6 maggio del 1915 a Kenosha in
Winsconsin, entrano nel vivo con una parata di titoli
immortali, tutti in versione originale sottotitolata.
Si comincia con il suo film d'esordio, che è anche la
pellicola che più di ogni altra ha cambiato il linguag-
gio cinematografico hollywoodiano: "Citizen Kane-
Quarto potere". Enfant prodige del teatro e della
radio (il 31 ottobre del 1938 annunciò lo sbarco
degli alieni sulla Terra craendo il panico trab i ra-
dioascoltatori), Welles venne scritturato a soli 24
anni dalla RKO,m che gli concesse carta bianca,
per realizzare il suo primo lungometraggio. Ne
nacque "Quarto potere", ancora oggi considera-
to dai molti critici tra i film più belli dell'intera
storia del cinema, certo tra i più studiati e inter-
pretati. "Un labirinto senza centro", lo definì
Borges per descrivere le mille e più suggestioni
che si dipanano intorno alla vicenda del magna-
te americano Charles Foster Kane, interpretato
dallo stesso Welles, e plasmata sulla storia vera
del milionario William Hearst, che fece di tutto
per boicottare la pellicola. A quell'esordio geniale
seguì una carriera travagliatissima. A partire dal
titolo in programma domani sera "The magnificent
Amberson" - L'orgoglio degli Amberson", realizza-
to nel 1942 e falcidiato dai tagli di distribuzione.
L'omaggio a O. Welles prosegue con il dialogo di
Welles con Shakespeare: il "Macbeth" si vedrà il
19 e "Othello", che inaugura tra l'altro il periodo
italiano del cineasta, il 20. "Mr.Arkadin - Rapporto
confidenziale", il titolo di Welles più amato da
Truffaut, illumina la piazza il 22, mentre il 23 c'è
un altro dei capolavori, "Touch of Evil- L'infernale
Quinlan" con Welles alla regia e nel ruol a caso
conta Janet h Leigh e Marlene Dietrich.
Da Franz Kafka è poi tratto nel 1962 "Il processo",
il 24, mentre a chiudere la maratona il 27 è "F for
Fake", testamento artistico e spirituale dov'è lo
stesso Welles a mostrare una chiave ai tanti che
hanno cercato di indagare il suo cinema, dicendo:
"Questa chiave non vuole essere il simbolo di niente".
Eppure quella chiave, in queste serate all'ombra di
San Petronio, continueremo a cercarla.
Lucianone