domenica 29 dicembre 2013

Musica - Il sax di Enzo Avitabile

Il sassofonista partenopeo si confessa fino in fondo -                               visione post - 236
Col sassofono è partito da Scampia "dove ringraziavo
Dio di abitare nelle case popolari". James Brown gli
ha regalato le sue scarpe, Tina Turner lo ha iniziato
al buddismo, Carlos Santana all'induismo: "Ora il
suono nasce dentro di me come fosse un mantra".
E il premio Oscar Jonathan Demme gli ha dedicato
un documentario - "Dice che sono l'erede di Lennon"

(da la Repubblica - 4 agosto 2013 - LA DOMENICA /
di Marino Niola /  L'incontro - Mistici)
Napoli -
"Mi guarda con quegli occhi fiammeggianti da pre- 
dicatore rhythm&blues e mi punta il dito: 'Ragazzo,
tu stai fissando le mie scarpe.   Sicuramente ti piac-
ciono'. Ero allucinato.  Volevo dire sì, ma non riusci-
vo nemmeno a parlare. Allora James Brown chiama 
la sua stiratrice storica, quella  che  lo accompagna-
va sempre in tournée e le dice 'incartagliele e dona-
gliele'.  Erano bellissime, di vernice nera con la pa-
rola Soul scritta in bianco. A furia di portarle le ho
demolite. E' rimasta solo la scritta. Avevo pensato 
di incollarla su un altro paio, ma sarebbe stato  un
pò esagerato".
Enzo Avitabile

Enzo Avitabile mi spia e sorride. Sa di avermi colpito 
al cuore col racconto del suo primo incontro con Mr.
Dynamite, che lo aveva  scelto  come supporter, ma
non lo aveva mai voluto ricevere. "Quella sera però
a Pordenone  il concerto  cominciò  in ritardo  per il 
maltempo e fu costretto a sentirmi suonare. Finito lo 
spettacolo  il padrino del soul  disse  a quelli del suo
staff. 'Bring me the baby with the saxophone', porta-
temi qui il bambino col sax.     Io non ero proprio un
bambino, ma visto da un gigante come lui, quella di-
stanza ci stava tutta.  Quella serata ha cambiato la
mia vita. Lui iniziò con frasi come "il tuo cuore è il
mio cuore, e il mio cuore è il tuo cuore" e fin qui è
roba da Baci Perugina.   Ma poi improvvisamente
mi disse "sei bravo, ma adesso torna a casa e ri-
comincia dalla tua terra" E mentre ero sulla porta
ha aggiunto "però ricordati che io sono l'uomo più
veloce  del mondo. Più veloce di me c'è solo Dio".
Una frase sibillina, per anni  mi sono chiesto  che
coas volesse dire. In realtà era un invito ad anda-
re avanti, a fare la mia corsa. E così ho fatto. So-
no tornato a Marianella, che oggi si chiama Scam-
pia, perchè è lì che il mio immaginario musicale è
nato. Tra i responsori devozionali di sant'Alfonso
de'Liguori e il jukebox del bar. Ce n'era uno solo
in tutto il quartiere e io mi ubriacavo di quella mu-
sica e cercavo di rifarla. Tina Turner, Carlos San-
tana, Randy Crawford, John McLaughlin, Afrika
Bambaataa. Quella lingua che non capivo mi era
diventata più famigliare del napoletano".
Per l'esibizione di Enzo Avitabile a Webnotte non poteva mancare la storica "Soul Express" del 1986 ...
27 feb 2018 · Caricato da 

Neanche io da ragazzino sapevo una parola di
inglese, eppure parlavo la lingua di Little Ri-
chard e cantavo Long Tall Sally, Tutti Frutti,
Jenny Jenny.  La musica che ascoltavo da un
jukebox  di piazza Carlo III  a Napoli, in un bar
pieno di ragazzi che ballavano da soli. "Proprio
come a Marianella, , solo coppie di uomini. Al-
lora la tradizione popolare  non m'interessava 
e al conservatorio studiavo composizione. Tut-
ta un'altra musica.    La verità è che dopo l'in-
contro con James Brown  ho cominciato  a ri-
pensare il mio rapporto con il dialetto. A viverlo
musicalmente. Mi chiedevo: ma perchè in napo-
letano non posso scrivere Vivono sott'a terra a 
Bucarest, perchè si può solo dire A Marechia-
ro ce sta na fenesta?".
Anche la più gloriosa delle tradizioni può diventare
una gabbia.  Una specie di lingua morta, una melo-
dia, una melodia postuma. Invece quando in Black
Tarantella - Premio Tenco 2012 - canti A Maronna
cumparette in Africa con David Crosby, o Gerardo 
nuvola 'e povere con Francesco Guccini che contro-
canta in modenese, si capisce che hai compiuto una
discesa nel cuore della lingua e hai fatto scintillare
il fuoco sacro dell'ethnos  che spesso viene ovatta-
to dall'oleografia canora della piccola borghesia.

'LA MIA MUSICA ESPLORA I CANALI
MISTERIOSI DELLA PREGHIERA  TRA
SANT'ALFONSO de' LIGUORI E CANZONI
DA JUKEBOX'

"E qui è stato decisivo l'incontro con Andrea 
Aragosa, il mio amico, produttore e manager,
Mi ha sempre spinto a fare ricerca. A risco-
prire quanta modernità ci fosse in una salmo-
dia religiosa, in quei rosari che le donne into.
navano come dei mantra.  In quelle botti per-
cosse con le falci dai bottari di Portico di Ca-
serta che facevano rivivere il ritmo orgiastico
dei coribanti - i sacerdoti della  grande madre 
Cibele - lo tiravano letteralmente  fuori  dalle 
profondità del tempo.  -  Ma forse senza Tina
Turner non avrei capito fino in fondo l'impor-
tanza di questa ricerca, che è prima  di tutto
interiore".
E' stata lei a farti avvertire il suono del silenzio?
"Sì, perchè Tina mi ha convertito al buddismo.
La prima volta che l'ho incontrata fu nel 1983 a
Riva del Garda, dove lei era ospite della Emi e
io ero lì per ricevere la Vela d'oro per  Meglio
Soul, il mio primo disco. Si andava in onda su 
Rai Uno.  -   Dopo l'esibizione di Tina lo stato
maggiore della casa discografica la accompa-
gnò al ristorante. Lei notò che a tavola c'era
un posto vuoto. Ledissero che un loro artista
emergente  stava per ricevere  un premio  e 
poi li avrebbe  raggiunti  più tardi.  Al che la
regina del R&B, da gran signora qual è, dis-
se £allora lo  aspettiamo  e  cominceremo a 
mangiare tutti insieme". A quel punto si al-
zarono in cinque per venirmi a prendere. E
poi volle che mi sedessi accanto a lei. Dopo
aver parlato tutta la sera mi rivelò di essere
diventata buddista.  E mi convinse a iniziare 
questo percorso con lei. Fino ad allora avevo
sempre sperimentato il suono, ma mai il silen-
zio. Mi sono reso conto che il silenzio si espan-
deva e si sviluppava dentro di me come un man-
tra. Anche più della musica". 
Il silenzio di Enzo Avitabile è quello che un poeta 
come Leopardi chiama profondissima quiete, quel
bagliore di infinito che dorme dimenticato in ciascu-
no di noi. - E adesso sei ancora buddista?
"No, ho avuto anche una fase induista e i miei inizia-
tori sono stati Carlos Santana e sua moglie, con John
McLauglin e il guru Sri Chinmoy , che hanno allargato 
i confini della mia mente  e  l'hanno aperta alla medi-
tazione del cuore".  - Molti pezzi assomigliano a pre-
ghiere mantriche. "Io credo molto in un rapporto tra
me e l'energia universale, puoi chiamarla karma, puoi
chiamarla samadhi.  Adesso  mi definisco  un cristiano
in cammino, a messa non ci vado, ma  credo  molto 
nella preghiera come azione.   In questo senso non 
vedo differenza tra il buddismo di Nichiren Daishonin
e l'orazione collettiva di sant'Alfonso de' Liguori, che 
usava l'Ave Maria come un mantra. E la mia musica
esplora questi canali misteriosi".-  Improvvisamente
Enzo si mette a rappeggiare il rosario. Io resto basi-
to e lui sembra posseduto dallo spirito di Sant'Alfonso.
Forse non è un caso che fosse anche lui di Marianella.
Mi sarei aspettato che James Brown gli avesse rivela-
to i segreti del soul, Tina Turner gli avesse insegnato
a modulare il grido, Afrika Bambaataa a rappeggiare.
Invece sono stati i maestri di vita.    "La loro musica
già me l'avevano trasmessa  attraverso la scatola, il 
jukebox.  Quando incontri quelli che hai scelto come
maestri da loro prendi dell'altro.   Non l'abbicì. Non 
fai lezione di musica, ma impari come far nascere il 
suono dentro di te"
Se in Italia è ancora conosciuto , per lo più, come 
quello che suonava con Pino Daniele ed Edoardo 
Bennato, negli Stati Uniti  Jonathan Demme, il re-
gista da Oscar del Silenzio degli innocenti e Phi-
ladelphia, ha celebrato  Avitabile  in uno dei suoi 
mitici documentari rock.

Lucianone

Sport / Storia - L'epopea di Sara Simeoni

GRANDE                                 visione post - 110
MAESTRA  SARA

 Saltava sulla sabbia, si faceva male alla schiena,                    
 mangiava cioccolata per premio.   Eppure le più 
 grandi saltatrici, come Chicherova e Shkolina, 
 e il recordman Sotomayor ammettono di essersi
 ispirati alla veneta.

(da 'Repubblica Sport' - 25/11/2013 - Emanuela Audisio, Montecarlo)
In volo con Sara e le sue sorelle. Tutte lassù, sopra i
due metri, nel club più vertiginoso del mondo. Quello 
dove devi salire e superare i cancelli del cielo.    Per 
la prima volta tre regine del salto in alto insieme, a 
guardarsi in faccia, a confessarsi paure e certezze, 
a chiedere: ma tu come facevi?   Tre padrone del-
l'aria: Anna Chicherova, russa,  2,07,  Svetlana
Shkolina, russa,  2,03,  Sara Simeoni, italiana, 2,01,  
nel '78, record che nel mondo è durato 4 stagioni.
Generazioni a confronto, madre e figlie. Sara vinse
a Mosca nell' 80, Jurassic Jump, le altre non erano
ancora nate. 
Chicherova è dell' 82, Shkolina dell' 86. Fenicotteri
esili, creature da Modigliani. Anna è alta 1,80, Sve-
tlana 1,87, Sara con i,77 è la più bassa. Tutte con lo 
stesso stile di  Fosbury. E con la Simeoni come apri-
pista. Ma la Chicherova racconta che quando iniziò
a saltare  andò  dal  cubano  Sotomayor, primatista 
mondiale con 2,45 e gli chiese: come faccio ad impa-
rare? Javier le rispose: fai come me, guarda questi
fotogrammi e copia. I fotogrammi erano quelli della
maestra Sara Simeoni che forse dovrebbe chiedere
il copyright.  E che ora spiega: "Dal ventrale passai
al Fosbury, che prometteva di più, ma ora posso con-
fessarlo: pensai di smettere. C'era ancora la sabbia
nella buca e cadere di schiena faceva malissimo, l'a-
sticella d'alluminio triangolare lasciava lividi pazze-
schi. Urlavi di dolore ad ogni sbaglio  e  la sera eri
piena di botte. Beate voi, ragazze mie, che avete i 
sacconi in gommapiuma. Io ero criticata per il mio
stile disordinato, allargavo troppo il braccio, lo fa- 
cevo  per paura, per limitare i danni, fino  a  1,85
riuscivo a non essere scomposta, poi me ne sbat-
tevo.  L'importante era staccare bene e salire".

Sara chiede ad Anna, che è madre di Nika: quanto 
pesi? L'altra: "56,300 kg. Se salti, devi perdere chili,
essere molto al limite, basta qualche etto in più e a 
me iniziano a fare male caviglie e schiena".
Commento di Sara: "Accidenti se sei magra.  Io ho
gareggiato per venti stagioni, da 13 a 33 anni. Sesta
ai Giochi di Monaco con i,85, seconda a Montreal
con 1,91, oro a Mosca con 1,97, argento a Los An-
geles con 2 metri. Alla mia prima Olimpiade pesa
vo 69 chili e all'ultima appena 57. Avevo il tendine
gonfio e lo stomaco chiuso, non riuscivo a manda-
re giù niente. Ma ero e sono una ghiottona. E mio
papà per forzarmi a fare risultato in allenamento
si presentava con una scatola di cioccolatini e mi
diceva: uno per ogni centimetro in più. Io proprio
non riuscivo a motivarmi: in gara mi scatenavo,
ma nel lavoro quotidiano non avevo spinta. Non ho
mai saltato in allenamento più di 1,77,  tanto che il
giorno che ho scavalcato 1,95 ho capito che qualco- 
sa era cambiato. Non avevo come hanno oggi mez-
zi sofisticati per il training, ci arrangiavamo con la 
cintura  zavorrata  piena di sabbia, la scarpetta di 
ferro e altre diavolerie. 
Voi avete questo vantaggio: più competizioni, più
concorrenza, più sfide, ognuna può spingere l'altra.
E' bello trovare sempre più stimoli. Li avessi avuti 
io, avrei potuto salire di altri due centimetri, a 2,03.   
Era una misura alla mia portata. Invece ero sola in
un'epoca in cui  gli avversari ci vedevano come ne-
mici. Noi con la vecchia Ddr o Urss, appena ci sfio-
ravamo in gara, ricordo che  agli europei del'78  ci
dissero che la Germania Est era nella nostra stes-
sa palazzina, qualche piano sopra di noi, ma io non
ho mai incontrato nessuno. Con Rosemarie Acker-
mann ci scambiavamo gli auguri, tutto qui. Quandoanagrafe
Primo Nebiolo nel '78 ci portò in Cina, prima dele-
gazione sportiva italiana, all'aeroporto ci accolse-
ro in una stanzetta con il tè, alle pareti Mao e Marx.
Ma fu un'esperienza meravigliosa in un mondo sco-
nosciuto, oggi che tutti sanno e vedono i risultati de.
gli avversari in tempo reale sul computer e non san-
no cosa sia il mistero".

Non cambiano gli attacchi di panico davanti al salto
nel vuoto nello stadio pieno.   Le paure  non  hanno 
anagrafe. Svetlana Shkolina, bionda, gambe da mo-
della, campionessa mondiale a Mosca: Nella came-
ra di chiamata ho avuto una brutta sensazione: non
capivo chi fossi e perchè ero lì. Ero nrvosissima, io
sono timida e la mia famiglia era allo stadio. Non mi
ricordavo più i movimenti, cosa dovessi fare, ero ter-
rorizzata, poi mi sono venute in mente le parole del
mio allenatore: rilassati, e fai quello che sai fare. A
2,03 ho ritrovato l'energia e la fiducia, ma giuro che 
non mi ricordo  niente  di quel  salto d'oro, solo che 
l'asticella era ancora lì".  
Anche Sara ai Giochi di Mosca nell'80, con Erminio
Azzaro, suo fidanzato e allenatore, seduto in curva,
a fumare sigarette e a masticare nervosismo, andò
in confusione.  Lui era severissimo  e  i due spesso
bisticcisvsno. Sara continua: "Entrai nello stadio e
all'annuncio  del mio nome  mi prese  un groppo in 
gola tremendo. Ci si può emozionare e non capire
più niente. A me capitò.  Non ci stavo  più  con la
testa, misurai i passi in maniera sbagliata. Cos'è
che non andava? Ad un certo punto sento la voce
stizzita  di Erminio  che mi urla:  dai, svegliati, la
rincorsa è dall'altra parte.  Ah, ecco perchè non
funzionava".
L'incontro delle tre regine del volo  organizzato  dalla Iaaf
finisce con la pioniera Simeoni , la prima con 2,01 ad an-
dare sulla luna, che si prende il rispetto  e  l'ammirazione
delle altre due.   ."Ci ha insegnato uno stile, indicato una
strada, ma soprattutto tre medaglie in tre Giochi conse-
cutivi significano costanza e voglia di durare".
Certe orbite non smettono mai di girare.

Lucianone