Viaggio in bici
Sull'argine del Ticino,
pedalando tra aironi e cicogne
(da la RepubblicaMilano - 3 /8 /'14
Milano d'Estate / Valeria Cerabolini)
Noi bici della Bassa lo sappiamo bene. Il mattino
ha l'oro in bocca. Meno traffico, meno afa, meno
zanzare. Si parte presto. Ma un anello è un anello
e offre libertà di scelta: lo si prende da dove si vuole.
Per bellezza del paesaggio e tranquillità, scegliamo
Bereguardo, paesino sulla Milano-Genova: 15 mi-
nuti al massimo nel baule dell'auto, ma posso anche
viaggiare in treno e, quindi, partire da Pavia.-
Questa volta siamo qui: seguiamo l'indicazione Ponte
in Chiatte o Ponte delle Barche, a pochi metri dal car-
tello delle Cascine Orsine, sotto una bella rana che se
la ride, perchè vive tra risaie e campi senza diserbanti.
E qui le mie ruote si mettono in movimento in sciol-
tezza e se la godono senza fatica: la strada va legger-
mente in discesa in un vialone di giganteschi alberi
secolari. - Sulla destra, passiamo l'Hotel De La Ville
dove si fanno subito incontri interessanti, con due
ruote super accessoriate che arrivano anche da Pae-
si lontani. Sono tenaci viaggiatrici che non conosco-
no la fatica. Ecco, due bei tornanti nel verde, ci illu-
diamo per poco di poter essere ovunque, anche tra le
montagne. Mi invade un senso di libertà totale.
Sfruttiamo la pendenza e prendiamo velocità ed ecco-
ci al Ticino. Con tutta questa pioggia, scende carico
d'acqua. Attenzione però al fondo del ponte: tra le as-
si in legno potrebbe nascondersi qualche chiodo.
Ponte superato, ora la strada diventa dritta e posso
conquistarmi a poco a poco una bella andatura. Basta
seguire l'indicazione Zerbolò e attorno c'è solo la cam-
gna con i campi di mais, fitti di piante che stanno per
arrivare alla massima altezza e nascondono le brutture
che anche qui gli umani hanno portato a compimento.
Alla rotonda teniamo la sinistra, tra meravigliose ca-
scine lasciate andare a favore di villette da geometrie
tutte uguali. Passiamo il cimitero e non possiamo fa-
re a meno di sfidare l'aggeggio che ci sta davanti per
il controllo della velocità delle quattro ruote. Sembra
quasi un videogioco: 24, 25, 26. Forza ancora: 27, 28,
29. E vai: 30 chilometri all'ora. Sì, segna 30. Questa
volta ce l'ho fatta. Mi sento orgogliosa. Giusto il tem-
po per non perdersi lo spettacolo di quel gigantesco
nido in cima al palo della luce, gioiello di architettura
temporanea, fatto da cicogne che puntuali ogni anno
tornano qua. Attraversiamo Zerbolò, mesto paesino
tagliato in due dall'autostrada. Non sono più sola:
altre due ruote si sono risvegliate. Partono i gruppet-
ti di quelle tirate a lucido, manco fossero in pista. Ci
finisco in mezzo. Mi viene qualche complesso, quelle
non pesano nulla. Ma mi consolo, in fondo, anche se
sono un pò agée, sono pur sempre una Colnago nera.
Insomma, una certa classe la conservo, con quell'aria
vintage. Mi seminano velocemente e posso riconqui-
stare la pace. Ancora campagna, ancora cascine, ora
conservate alla perfezione.
Ecco, l'indicazione Pavia 11 chilometri. Svoltiamo a
sinistra, e inizia l'incanto. Siamo sull'argine che co-
steggia il fiume. A tratti non si vedono case. Si in-
contrano meravigliosi elegantissimi aironi, lanche
con pacifiche papere. mentre in lontananza si muove
un'inquietante nutria che non vorrei mai mi attraver-
sasse la strada. Se i miei copertoni me lo concedesse-
ro, potrei abbandonare l'asfalto e buttarmi in riva al
fiume. Ecco, un altro gruppo di quelle belle compe-
titive che si avvicina. Mi prende alle spalle. Parte
un invito in gergo: "Attaccati!". Ma non sono in
vena di sfide: declino e proseguo per i fatti miei.
La pace è impareggiabile. Anche perchè dura an-
cora poco. Mi tocca un pezzo di città, con quei
noiosi stop and go, e tante quattro ruote a darmi
fastidio. Ancora un ponte, questa volta massiccio,
visto che si chiama addirittura Ponte dell'Impero.
cicogne con nido
aironi sulla riva del fiume
Siamo a Pavia, viale della Libertà, ecco la fascistissima
statua della Minerva e si gira a sinistra. Ancora tutto
dritto. A poco a poco la città è alle spalle. Direzione
Torre d'Isola. E prima di raggiungere il paesino, da-
vanti a noi campi infiniti e montagne sullo sfondo.
Sono tentata da una sosta, sotto i platani della Lo-
canda di Torre d'Isola. Ma tiro dritto. Mi fermerò
ad anello concluso. Direzione Vigna del Pero e
rieccoci al punto di partenza a Bereguardo. Comincio
a rivedere le bici che avevo incrociato nell'altra dire-
zione. Il bello dell'anello è rincontrarsi.
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