venerdì 6 novembre 2015

CULTURA - Il premio nobel per la letteratura V.S. Naipaul


Parla il premio nobel Naipaul:
dal colonialismo al fondamentalismo

(da 'la Repubblica' - 22/07/'15 - R2Cultura / Intervista di Berna Gonzàlez Harbour)
visione post - 65

"Io, l'India e l'Islam"                         
Tante persone ci avevano avvertito di tutto ciò che può
far arrabbiare Sir Vidia, cosicchè  siamo andati  all'ap-
puntamento con il rispetto che ci scorreva nel midollo,
per usare un eufemismo. Ma V.S. Naipaul, nato a Tri-
nidad nel 1932, premio Nobel per la letteratura nel 2001,
è molto più che un enfant terrible  della letteratura uni-
versale: ha descritto lo sradicamento con la sua penna 
potente; ci ha fatto riflettere sull'Islam, la fede e il mon-
do; Ha seminato dubbi su Gandhi; e ha ritratto con vi-
gore le frustrazioni delle vite senza scelta. Ha combina-
to narrativa e non-fiction  con un'arbitrarietà stupefa-
cente e geniale. 
E poi, sì, è vero: si arrabbia  con i giornalisti  quando 
non conoscono le sue opere, li esamina  su ciò  che
chiedono, e mette fine alle interviste quando gli pare.
L'appuntamento nel suo appartamento nel quartiere
di Chelsea, a Londra, nella prima intervista che conce-
de da un anno e dopo i ripetuti avvertimenti di rigore
su ciò che si guarda ma non si tocca (la sua vita priva-
ta, la critica o la qualifica del suo lavoro come "lette-
ratura di viaggio", che lo disturba  in modo partico-
lare) aveva quindi  tutti i presupposti  per essere ri-
schioso.
Naipaul ci riceve già seduto, o installato, su una sedia.
Muove appena le gambe, gli occhi rimangono socchiu-
si e la sua volontà di rispondere  ancora  non sembra 
essersi destata. "Ci vuole un pò di riscaldamento", ci
dice per aiutarci Nadira Khannum Alvi, la sua secon-
da moglie, con cui ha condiviso gli ultimi 20 anni.
E lui? Sorpresa: non solo non si arrabbia, o non lascia
che trapeli troppo dal suo volto distante e indurito. Si
emoziona. E addirittura piange.
INTERVISTA
B. G. Harbour -  La preoccupa l'immagine che resterà
di lei?
Naipaul -  "No, per niente"
B.G. Harbour -  In "Un'area di tenebra" Lei descrive
un'India fatta di divisioni, di inefficacia, di insensibili-
tà, che le fa male. L'India la fa ancora soffrire?
Naipaul -  "Sì. La gente mi chiede ora perchè non de-
scrivo più  l'orrore  per  le strade, se tutto questo  è
scomparso. E io rispondo di no, ma non posso scri-
vere sempre le stesse cose. Provo a cambiare mentre
cambiano le mie sensazioni, ma senza mai dimentica-
re quello che ho scritto prima. Ha senso quello che di-
co?".
B.G. Harbour -  Lei ha scritto romanzi e saggistica per
tutta la vita. Che soddisfazione e quali difficoltà ha tro-
vato in ciascun genere?
Naipaul - "E' una domanda molto seria, sul mio modo
di scrivere, a cui ora non potrei rispondere. Non posso
rispondere con una frase semplice.  Ci sono  cose  così
difficili da spiegare sulla scrittura, e su cui non è facile
nemmeno parlare... Provi con un'altra domanda".
B.G. Harbour -  Perchè a volte ha preferito scrivere
narrativa e altre volte saggistica?
Naipaul - "Uno dei motivi potrebbe essere che sei 
stanco di un certo modo e hai molta voglia di pro-
varne un altro. E un altro è che ci sono  alcune cose 
che esigono di essere raccontate in un determinato
modo. Quando si vive questa esperienza, uno dice:
'Questo lo scriverei in questo determinato modo'.
Per esempio, come non-fiction".
B.G. Harbour -  "Un'area di tenebra", e quel primo 
viaggio in India, che cosa hanno rappresentato per
lei?
Naipaul - "Credo che abbia significato molto, perchè
era la prima volta che scrivevo su un'esperienza così
forte, il primo viaggio in India.  Ma  non posso  dire 
molto di più, credo che questa spiegazione sia suf-
ficiente. A meno che... vedo nei suoi occhi che vor-
rebbe chiedermi qualcos'altro rispetto a questo".  
B.G. Harbour -  Lei ha detto, per esempio, che Gandhi
ha fallito, a 30 anni dalla sua scomparsa.  Continua  a
pensare che abbia fallito?"
Naipaul - "Certamente"
B.G. Harbour -  Perchè? 
Naipaul - "Perchè le sue idee  e  il suo messaggio sono
così profondi, abbracciano talmente tutti gli aspetti di
India, che per poter dire che ha avuto successo dovreb-
be aver provocato un rovesciamento totale nel Paese.
E non lo ha fatto".
B.G. Harbour -  La deluse anche l'Inghilterra coloniale.
Pensa che l'Inghilterra abbia imparato ad apprezzare le
sue ex colonie?
Naipaul - "Io non ho detto niente di così radicale sul-
l'Inghilterra. Non mi permetterei mai di fare grandi
affermazioni su paesi così importanti. Questo non si
può fare. Questi paesi sono così grandi  e così impor-
tanti, e dipendiamo così tanto da loro, che dobbiamo
imparare ad accettare tutto quello che hanno".
B.G.Harbour -  E' vero che lei non parla d'Inghilterra,
ma dell'"essere inglesi", di come si scontrò con l'India.
Pensa che quell'atteggiamento dell'Inghilterra nei con-
fronti delle sue vecchie colonie si sia evoluto, sia cam-
biato? L'Inghilterra ha imparato a stimare la gente del-
le sue ex colonie?
Naipaul - "Credo di no, e non vedo alcun motivo per
cui dovrebbe farlo (lui e la moglie ridono).   Quando
iniziai a scrivere mi dissi che c'era una serie di parole
che non dovevo  mai  usare.  Una era 'colonialismo'. 
Un'altra, 'imperialismo'. Se eamina i miei scritti  non
le troverà".
B.G. Harbour -  Come descriverebbe il suo stile? 
Profondo, crudo, onesto? Propongo queste parole, ma
vorrei  che lo definisse lei. 
Naipaul - "E' impossibile farlo. Quando  uno  comincia
ad analizzare i propri scritti come se fosse un critico si
mette su una strada che porta alla follia".
B.G. Harbour -  Parliamo di Islam, ha scritto sul radica-
lismo islamico. Lo teme?
Naipaul - "Non ho paura perchè in realtà sono deboli e
sarebbe molto facile  farla finita con loro, distruggerli,
se le grandi potenze   si mettessero   d'accordo.  Tutta 
questa tiritera islamista ha poca sostanza. Dico questo
perchè si basa su molte cose che vengono  dal mondo
arabo e che stanno cercando di inserire nel loro mo-
do di pensare, finora senza successo.  E' una buona
risposta?".
B.G. Harbour -  E dove si è sbagliato in Occidente?
Naipaul - "Non credo che l'Occidente abbia sbagliato.
Lo sbaglio, la mancanza di pensiero, la mancanza di 
idee è stata dalla parte dell'Islam".
(El Pais / LENA  -  traduzione di Luis E. Moriones)



Lucianone