SE ERACLITO VISIONE POST - 42
SE NE ANDASSE
a spasso PER LE ANDE
Perchè una valle cilena fa pensare
al filosofo antico e al riscaldamento globale
(da la Repubblica - 20/04/'15 - di Ariel Dorfman),
Recentemente ho avuto modo di confermare, con
prova triste e inoppugnabile, che Eraclito aveva
ragione quando scriveva che è impossibile bagnar-
si due volte nello stesso fiume. Non credo natural-
mente che il filosofo presocratico, quando scrisse
questa frase sul flusso implacabile del tempo, due-
milacinquecento anni fa, avesse in mente la distru-
zione ecologica del pianeta, l'abisso verso cui ci
stanno portando l'avidità e l'incapacità di affronta-
re con coraggio la sfida del riscaldamento globale.
Mi è capitato di pensare a Eraclito di recente, nel
pieno della calura dell'estate cilena. Fra le tante
bellezze naturali che si possono trovare intorno a
Santiago, sono sempre stato particolarmente at-
tratto dal Cajòn del Maipo, una stretta vallata con
gole spettacolari scavate dal fiume Maipo nell'ar-
co di milioni di anni. - Uno dei posti più straordinari
di questo canyon è una cascata chiamata Cascada
de las Animas. L'hanno battezzata così più di un se-
colo fa gli arrieros, i mulattieri che dopo aver attra-
versato le montagne con il loro bestiame si ferma-
vano qui per bere e ritemprarsi dalla fatica, e so-
stenevano di aver intravisto due fanciulle semitra-
sparenti danzare dietro il getto d'acqua, e intorno
tanti duendes (folletti dispettosi) che saltellavano
e schiamazzavano.
Pià di 40 anni fa, quand'eravamo giovani, io e Ange-
lica, mia moglie, partivamo per farci delle cammina-
te fino alle pendici pià basse delle Ande, e in un'oc-
casione riuscimmo ad arrampicarci per centinaia di
metri fino alla cascata. Non vedendo in giro nessun
essere umano, nè tantomeno le fanciulle o i folletti
della leggenda, decisi seduta stante di rinfrescare
il corpo tuffandomi in quelle acque gelide e cristal-
line portate a valle dalle nevi montane. Angelica,
che è sempre stata più prudente, si limitò ad assa-
porare l'acqua prendendola con le mani.
Alcuni giorni fa siamo ritornati nel Cajon del Maipo,
e io, preso dalla nostalgia, ho deciso di rifare la cam-
minata fino a quella cascata magica. Angelica ha da-
to forfait., ma mi ha accompagnato mio cognato, Pe-
dro Sànchez, che aveva visitato le cascate qualche
anno prima e diceva che erano ancora un posto in-
cantevole. Solo che non era più possibile avventu-
rarsi per quelle montagne liberamente come un tem-
po: la cascata ora si trova all'interno di una riserva
ambientale e l'unico modo per vederla era organiz-
zare un'escursione guidata rivolgendosi a un albergo
lì vicino. - Anche se l'esperienza di salire per quei
sentieri con qualcuno che ti spiega in continuazione
il paesaggio, insieme a una serie di altre famiglie
con bambini chiassosi al seguito, non coincideva
granchè con il contesto solitario del mio ricordo, il
panorama era ancora magnifico, pieno di alberi e
cespugli autoctoni, ricco di vita animale. E c'era
sempre l'aspettativa della grande cascata al termi-
me della nostra ascesa.
Ma quello che abbiamo trovato non assomugliava
affatto alla grande cascata di un tempo. Un rivoletto
d'acqua scendeva giù nello stesso bacino cavernoso
e pieno di rocce dei miei ricordi, creando una pozzet-
ta dove l'acqua arrivava al massimo alle ginocchia.
Nuotare nella pozza in ogni caso era proibito, perchè
i turisti si erano tutti strofinati la pelle con creme e
lozioni solari e avrebbero rischiato di contaminare la
purezza della fonte.
Lucianone
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