13 aprile '16 visione post - 87
Village Vanguard:
così il jazz ha reso eterno
il club dei miti.
Da Louis Amstrong a Miles Davis
ospitò tutti i big del jazz
(da la Repubblica - 20/02/'15 - La storia /
Giuseppe Videtti)
E' un miracolo che il,Village Vanguard sia ancora aperto,
sopravvissuto ai mille club che hanno chiuso i battenti do-
po aver scritto il loro nome nell'albo d'oro del jazz, dal leg-
gendario Cotton Club di Harlem al prestigioso Birdland
di Brodway. Aprì i battenti ottant'anni fa, in un rigido inver-
no newyorkese, il 22 febbraio del 1935. Quanta neve quel-
l'anno al Grennwich Village. Max Gordon (1903 - 1989),
il proprietario, un immigrato polacco sbarcato a New York,
a 13 anni, appassionato del jazz di New Orleans, fanatico
di Louis Amstrong e Sidney Bechet, aprì il locale con l'in-
tento di ospitare reading di poesia e musica folk, un ge-
nere che avrebbe fatto la fortuna di tanti club del Green-
wich fino all'ascesa di Dylan. Fu la moglie Lorraine (ex
di Alfred Lion, il patron della prestigiosa etichetta Blue
Note), più in sintonia con le avanguardie musicali, a in-
vitare i primi artisti. Lo ha raccontato nell'autobiografia
Alive at the Village Vanguard: My life in and out of jazz
time (2006), resoconto vibrante della scena musicale
newyorkese dell'epoca pre e post be-bop. "Fui io a con-
vincere mio marito a scritturare Thelonious Monk", rac-
conta. "Era furioso dopo la prima esibizione, il locale
semivuoto. Gli dissi: 'Abbi pazienza, è un genio'. E lui:
'Non hai idea di come si gestisce un club, mi porterai
alla rovina'-" (è stata Lorraine, ora 92enne, a traghetta-
re con successo il Village Vanguard nel nuovo millen.
nio per la gioia di un pubblico sempre più cosmopolita).
Il pubblico, allora come oggi, faceva la fila allineato
sul marciapiede della Settima Avenue, davanti a quel-
la porticina e giù per la scaletta ripida verso l'angusto
e cavernoco scantinato - per chi la consederava la mu-
sica del diavolo era un antro spalancato sull'inferno,
per i melomani l'accesso al giardino delle delizie, per
i musicisti la valle dell'Eden celata sotto l'asfalto e il
cemento della metropoli. Gli artisti ci hanno messo
l'anima, il Greenwich Village la creatività e l'entu-
siasmo della controcultura. Manhattan la cornice -
d'inverno i fumi della metropolitana trasformano la
Settima imbiancata in una sorta di Stige; nelle notti
di maggio il vento trasporta il profumo dei peschi in
fiore dai giardini di Bleecker e Washington Square;
d'estate l'aria rovente di luglio intossicata dagli am-
bulanti di hot dog avvolge chi aspetta pazientemen-
te un biglietto rimasto per la performance di mezza-
notte, quella più affollata.
A partire dalla fine degli anni Cinquanta il Vanguard
diventò una sorta di marchio di qualità. Non solo Nina
Simone tenne concerti memorabili, ma anche Barbra
Streisand già star di Funny Girl. Le case discografiche
(Impulse e Blue Note soprattutto) facevano a gara per
pubblicare le incisioni live nel locale di Max Gordon.
Tra gli altri: John Coltrane, Betty Carter, Cannonball
Adderley, Elvin Jones, Dizzy Gillespie, McCoy Tyner,
Charlie Byrd, fino a Michel Petrucciani e Brad Mehl-
dau. Le foto scattate in decenni diversi, alcune finite
sulle copertine di memorabili incisioni live (John Col-
trane at the Village Vanguard è un capolavoro), sono
la testimonianza di una sorta di monumento immuta-
bile nel tempo: stessa pensilina, stesso neon, stessi
murales scarabocchiati sui muri; negli anni succes-
sivi alla Grande Depressione e nel dopoguerra, in
quei fantastici anni 50 in cui divenne la casa di Miles
Davis, Horace Silver, Gerry Mulligan, Modern Jazz
Quartet, Jimmy Giuffre, Anita O'Day, e negli anni
frenetici del free jazz quando Coltrane, Max Roach
e Charles Mingus tiravano tardi con le interminabili
jam Session vivacemente sostenute dal pubblico.
Immutabile anche nell'era della rete e del digitale:
per celebrare la terza età del Village Vanguard il
pianista Jason Moran ha organizzato a partire da
domenica una settimana con esibizioni di artisti
come kenny Barron, Bill Frisell e il quartetto di
Charles Lloyd.
Lucianone
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