20 settembre 2013 visione post - 16
Un John le Carrè ormai ipercritico
contro ragion di stato e intelligence:
"Dov'è il confine tra amor patrio e tradimento? Si può
avere una giustizia senza regole?"
(da 'ilVenerdì di Repubblica - 30/08/2013 - di Irene Bignardi)
Londra. E' il 1986. Esce La spia perfetta di John le Carrè.
E il 17 novembre, David Cornwell, lo scrittore che si nascon-
de dietro la maschera letteraria di John le Carrè, l'autore di
La spia che venne dal freddo, La talpa, La tamburina,
entra al Quirinale assieme a GeorgeSmiley e a Bill Haydon,
a Karla e a Alec Leamas, a cugini e calzolai, a talpe e lam-
pionai, insomma a tutto il mondo fittizio, ma non tanto, dello
spionaggio britannico così come l'ha raccontato lui, il re del-
la spy story, invitato a pranzo con gesto eccentrico dall'allo-
ra presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
E', 'La spia perfetta', undicesimo romanzo di Le Carrè, il
suo più personale. Si sente, dietro la finzione, l'autobiogra-
fia. Si avverte, dietro la figura del padre indegno di Magnus
Pym, la figura di Ronnie, il vero padre di David Cornwell,
fascinoso imbroglione e truffatore, sempre dentro e fuori
dalle imperiali galere, sempre pronto a ricominciare, abban-
donando qua e là, in eleganti scuole di cui non paga la retta,
la sua prole. Si sente la stanchezza di chi ha lavorato tutta la
vita sulla complessità morale del mondo ambiguo dei servizi
segreti. E, intervistato all'epoca, John le Carrè (ma è David
Cornwell, fascinoso, pacato, articolato, a parlare), che ha
per il momento abbandonato il suo personaggio centrale, il
grigio e ligio George Smiley, grand commis dei servisi se-
greti britannici, annuncia: sta diventando "più radicale", "più
libero spiritualmente"; ha "cominciato a nutrire un certo di-
sprezzo per Smiley e la sua capacità di abbandonare molto
spesso la propria coscienza per fare le cose sporche che è
necessario fare". Smiley che diceva "facciamo cose spiace-
voli, ma per difenderci e le facciamo perchè la gente qui e
altrove possa dormire tranquilla nel suo letto". Smiley che
sosteneva: "Ognuno di noi ha solo una certa quantità di
compassione. Sela sprechiamo su ogni gatto randagio non
arriveremo mai al centro delle cose".
Allora Cornwell / Le Carrè aveva cominciato a chiedersi:
"Che differenza c'è tra abbandonare di quando in quando
la morale e non averne affatto? E dove corre la linea sottile
che separa lealtà e tradimento? Equanto lontano possiamo
andare nella giusta difesa dei nostri valori occidentali senza
perderli lungo la strada? E così io e Smiley abbiamo comin-
ciato a litigare".
Quasi trent'anni e 12 libri dopo, questo - della morale ab-
bandonata, della contrapposizione tra un'etica pubblica
adattabile e un'etica personale da rispettare, del dramma
che esplode quando gli uomini d'onore capiscono che il
patriottismo o la lealtà al proprio Paese sta prendendo
una forma diversa da quella insegnata a loro dallo Stato,
che stanno diventando i servi sciocchi degli interessi del-
le potentissime multinazionali - è il tema centrale di A Deli-
cate Truth, Una verità delicata, il nuovo romanzo di John
Le Carrè che ora arriva in Italia.
E che appunto, sotto la cornice romanzesca e la suspense
del thriller politico, sotto la cronaca di un blitz segreto con-
dotto a Gibilterra da agenti e mercenari britannici e ameri-
cani per catturare un pericoloso terrorista, ma a prezzo del-
la morte di due innocenti, sotto la storia, dice Le Carrè, "di
due persone per bene che scoprono come la loro personale
moralità sia in opposizione alla supposta etica dello Stato,
a rischio della loro vita ", ripropone l'interrogativo che ha tor-
mentato lo scrittore per tutti questi anni. Anni nei quali ha
visto dissolversi sotto l'urto della storia le certezze del con-
fronto Est/Ovest, degli schieramenti della guerra fredda, del
mondo ben delimitato di un Occidente democratico contrap-
posto a un mondo "altro" senza regole, del right or wrong
my country
Dove sta il confine tra patriottismo e tradimento? E' giusto
che esista na sorta di morale parallela valida solo per chi ci
governa? Che chi ci governa possa esercitare una giustizia
fori dalle regole r dai controlli, in una guerra non dichiarata,
,ma combattuta a colpi di legale illegalità? E, per dirla con
le parole di Le Carrè, che ha visto uscire il suo libro con
tempistica casuale , ma perfetta, proprio nei giorni del caso
Snowden, non è forse giusto "decidere che i whistleblower,
gli informatori che denunciano le verità segrete, sono una
voce essenziale in ogni democrazia? Nel mio libro due fun-
zionari leaqli e patriotici, uno più vecchio ormai in pensio-
ne promosso a baronetto per cementare la sua lealtà allo
status quo, l'altro giovane, promettente uomo politico, ..
decidono autonomamente, che il loro paese è servito me-
glio se dicono la verità su ciò che di sbaglaito è stato fatto..
E' la stessa cosa che ha deciso di fare Snowden. E sì, pen-
so che in questa stagione di manipolazione delle notizie, di
bugie ben organizzate, di verità artefatte, i whistleblower
sono una voce essenziale in ogni democrazia.
CONTINUA... to be continued...
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