La sassofonista Melissa Aldana
ha qualcosa di Coltrane
Ha 24 anni, è cilena ed ha conquistato il figlio
del mito (John Coltrane), che le ha donato un
microfono speciale
(da 'il venerdì di Repubblica' - 9 agosto 2013)
A parte qualche nobile eccezione, vedi Mary
Lou Williams o Alice Coltrane, le figure femmini-
li nel jazz non sono mai state numerose, sempre
schiacciate tra il ruolo quasi obbligato della can-
tante e la feroce competizione della scena maschile.
Da qualche anno a questa parte, però, complice an-
che l'inatteso exploit di Esperanza Spalding e quel-
lo di musiciste come Matana Roberts o Sharel
Cassity, le quote rosa nel jazz sembrano essere
(finalmente) in ascesa. "
La sassofonista cilena Melissa Aldana, ventiquattro
anni e una carriera in rampa di lancio, appartiene de-
cisamente a questa tendenza e, dopo il debutto sul
palco a fianco di due colossi del genere come Randy
Brecker e Danilo Pérez, ha lasciato Santiago del Ci-
le, si è trasferita a New York e ha da poco pubblica-
to un nuovo album, Second Cycle.
"Non so quanto essere una donna mi abbia aiutato"
ammette la Aldana "ma di sicuro nel jazz, come in
nessun altro genere, conta solo la musica. L'aspet-
to esteriore non è una carta che ti puoi giocare a
lungo, bisogna sapere suonare".
Decisamente ambiziosa, nel nuovo disco la sasso-
fonista sudamericana, che in passato si è esibita
anche in Italia nel quartetto di Roberto Gatto, ol-
tre a rivelare l'influenza sul suo suono di maestri
come Sonny Rollins e Charlie Parker, ha avuto
un incontro, seppur virtuale, con una leggenda co-
me John Coltrane. Il figlio del musicista Ravi, im-
pressionato dal suo fraseggio, ha infatti voluto re-
galarle uno dei microfoni che Coltrane utilizzò nel
1964 per incidere una pietra miliare come A Love
Supreme. Quasi un passaggio di consegne.
Lucianone
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